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In coda per un lavoro

Un fenomeno che sta colpendo negli ultimi anni l’Italia ed il mondo intero è sicuramente la rivoluzione social, la rivoluzione di Internet. Tutta l’attenzione si è concentrata sulla rete: dalla politica al marketing, dall’educazione al viaggio, fino ad arrivare al lavoro: oggi si cerca un impiego seduti comodamente a casa, collegandosi a uno dei tanti siti on-line specializzati come subito.it, Bakeka, LinkedIn, Infojobs, Kijiji ecc.
Si trova il lavoro “desiderato” filtrando la ricerca per paese o provincia e secondo la propria disponibilità ad un part-time o uno a tempo indeterminato (ammesso che ce ne siano).
Una trasformazione questa dovuta alla crescita del potere delle rete che ha trasformato la ricerca del lavoro anche a Genova.
Ogni giorno vengono pubblicati svariati annunci ed ogni tanto, dopo ore di ricerca, si trova un lavoro con paga un po’ più alta rispetto la media, affidabile, non troppo lontano: ed è proprio qui che inizia il bello.
Un buon 2% degli annunci sono truffe (si capisce dall’italiano carente o dalla mancanza d’informazioni), un’altro 60% è concluso (con assunzione si spera) e tutto quello che resta è una fitta foresta di dubbi e incertezze, quindi trovare qualcosa che si addice alle proprie qualità o esigenze del momento è molto raro.
Molti inserzionisti e datori di lavoro chiedono di inviare il curriculum, talvolta condito da una lettera di presentazione che non superi i 400 caratteri, per non essere noiosamente scartati.
Altri, hanno la grande idea di fissare un grande ed unico appuntamento nel proprio locale per ricercare il futuro impiegato. Lo fanno soprattutto le pasticcerie e i bar rinomati che verrebbero letteralmente sommersi dalle richieste on-line. Ed ecco il colpo di genio: si usa Internet come surrogato del cartello “Commessa cercasi”.
Chi cerca lavoro o semplicemente accompagna il proprio amico al tanto atteso colloquio ha potuto vivere un’esperienza senza precedenti: imbattersi in una fila più o meno lunga con un’attesa di 1-2 ore solo per entrare, consegnare il proprio CV e rispondere a qualche domanda (se va bene domande attitudinali e comportamentali).
Alla faccia dei nostri politici che asseriscono con sempre crescente convinzione: “Chi cerca lavoro, lo trova. Non cade dal cielo, bisogna accontentarsi”. Benissimo, ci si accontenterà, ma mettendo da parte le proprie aspirazioni dubito che ci sia gente disposta a fare la fila anche per 3 ore pur di lavorare 8-9 ore al giorno in un bar in Spianata o in Centro, il più delle volte essere trattati come schiavi, servire aperitivi a schizzinosi Signori in giacca e cravatta e antipatiche Signore in pelliccia col cagnolino infreddolito, il tutto per 700 euro mensili. Sarò choosy ma ne dubito.
Eppure oggigiorno non si fa altro che criticare quanto siano pigri e superficiali i giovani, quasi noncuranti dei dati spaventosi sulla disoccupazione: 37,1% tra i 15 e 25 anni in Italia, 24% in Liguria per la stessa fascia d’età. Sarà forse un problema socio-politico? Ma quando mai?
E’ la crisi baby.

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